Rincari materie prime: +220% sul cacao, record anche per il burro
Economia
Redazione  
6 Settembre 2025
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16:05 Logo Newsguard
Confartigianato

Rincari materie prime: +220% sul cacao, record anche per il burro

La qualità Made in Italy a rischio: aumenti anche sul latte. Felici (Confartigianato): “Serve un piano strutturale”

TORINO Il settore dell’artigianato alimentare piemontese è alle prese con una nuova ondata di rincari sulle materie prime, che rischia di compromettere seriamente qualità, consumi e investimenti.

Mentre l’inflazione generale si mantiene contenuta, con un +1,6% stimato da Istat ad agosto 2025, i prezzi dei beni alimentari crescono in modo preoccupante. È il cacao a guidare la classifica degli aumenti: tra il 2022 e il 2025 il prezzo è triplicato, con picchi superiori ai 10.000 euro a tonnellata.

Rincari materie prime, cacao e burro: prezzi mai visti

L’Italia, tra i maggiori importatori europei di cacao, subisce pienamente questa tendenza. Le cause? Anomalie climatichenei Paesi produttori e instabilità geopolitica.

Non va meglio sul fronte del burro, che ha superato gli 8 euro al chilo, segnando un incremento del +20,7% rispetto allo stesso periodo del 2024. Anche i prodotti lattiero-caseari registrano aumenti: secondo l’indice FAO, il settore segna un +22,9% su base annua, con il latte crudo a 65,3 euro ogni 100 chili e il dettaglio tra i 2,10 e i 2,30 euro al litro.

A pesare, oltre al clima e ai costi energetici, è anche la dipendenza dell’Italia dalle importazioni: il 16% del fabbisogno nazionale di latte arriva dall’estero. I mangimi hanno subito rincari del +56%, complicando ulteriormente i bilanci delle imprese.

Nel comparto degli oli vegetali, la situazione è mista: calano i prezzi dell’olio di palma, mentre restano alti quelli di soia e colza. Stabili i costi per l’olio di girasole. I cereali, invece, registrano un incremento medio dell’1,2%, trainati in particolare dal riso.

Felici (Confartigianato): “Serve un piano strutturale”

Condizioni climatiche estreme, tensioni geopolitiche, norme ambientali più rigide: tutto questo alimenta un’instabilità di fondo che incide direttamente sulle dinamiche di mercato”, dichiara Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte.

La volatilità dei prezzi sta diventando strutturale e impatta soprattutto le piccole realtà, costrette a scegliere tra l’aumento dei listini, col rischio di frenare i consumi, e la riduzione dei margini, pur di mantenere alta la qualità.

Negli ultimi tre anni, il costo medio di una pastina in pasticceria è aumentato del 20%, mentre la cioccolata artigianaleè passata da 50 a 80-90 euro al chilo: un bene sempre più di lusso.

“Dobbiamo diversificare i fornitori e valorizzare le filiere locali – aggiunge Felici – ma servono quantità e standard qualitativi adeguati. Il comparto soffre anche per i dazi del 15% su alcune materie prime”.

La parola chiave, in questa fase di incertezza cronica, è flessibilità. Tuttavia, senza interventi strutturali a sostegno delle imprese e della stabilità delle filiere, il Made in Italy alimentare rischia di diventare insostenibile.

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