Vendemmia 2025: rese ottime ma pesa l’incognita dazi
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GAVI – La vendemmia 2025 nel territorio del Gavi Docg è ufficialmente iniziata.
Dopo un’estate regolare e favorevole fino ad agosto, le piogge abbondanti di inizio settembre – con quasi 200 mm di precipitazioni in dieci giorni – hanno convinto i produttori ad anticipare la raccolta delle uve Cortese, vitigno simbolo della denominazione.
«Ancora una volta non esiste il momento “giusto” della vendemmia, ma solo il momento migliore», osserva Davide Ferrarese, agrotecnico del Consorzio Tutela del Gavi, che sottolinea come il cambiamento climatico imponga oggi un approccio flessibile e scientifico alla gestione del vigneto. La qualità delle uve – dice – dipende sempre più dalla capacità di interpretare condizioni climatiche in costante evoluzione.
A supporto delle scelte agronomiche, il Consorzio Tutela del Gavi ha sviluppato negli anni un’infrastruttura tecnica che affianca il lavoro quotidiano dei viticoltori. A partire dai campionamenti periodici di maturazione svolti ogni agosto, il sistema si è evoluto con l’installazione – dal 2022 – di cinque stazioni meteorologiche digitali distribuite tra Capriata d’Orba e Novi Ligure. Questi strumenti monitorano le fasi vegetative del Cortese e forniscono dati raccolti in bollettini tecnici mensili, condivisi con le aziende associate.
Dopo tre anni di monitoraggio continuo, lo storico dei dati oggi consente un salto di qualità nella gestione della filiera. I dati saranno infatti oggetto di confronto con le aziende e con l’Università degli Studi di Torino, con l’obiettivo di trasformare le analisi climatiche in azioni concrete di campo.
L’approccio integrato, basato su big data, osservazioni dirette e campionamenti, consente di pianificare con tempestività, preservare la qualità del Gavi e rafforzare la competitività della denominazione.
«Il mercato del Gavi premia la coerenza stilistica e l’affidabilità. Utilizzare dati meteo e agronomici non è un vezzo tecnologico: ci rende più rapidi e precisi nelle scelte», afferma Maurizio Montobbio, presidente del Consorzio. «I big data non sostituiscono l’esperienza, la mettono a fuoco. Più evidenze, decisioni migliori, valore più stabile nel tempo».
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