Alessandria: morte Aldo Di Virgilio, il processo è da rifare
Il Pm contestò l'esclusione dell'aggravante della guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. La Procura generale ha chiesto di rigettare il ricorso, ma la Cassazione ha rinviato gli atti ai giudici alessandrini in diversa composizione
ALESSANDRIA – Il processo che ha portato alla condanna di Gianluca Cirillo, accusato di omicidio stradale, è da rifare. Il pubblico ministero alessandrino, Andrea Trucano, aveva presentato ricorso in Cassazione contestando l’esclusione dell’aggravante della guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti nella sentenza.
L’incidente di cui si discute è avvenuto il 19 aprile 2022, in via Pavia ad Alessandria. A causa di quell’urto morì Aldo Di Virgilio: aveva 57 anni e abitava in Alessandria. A processo è quindi Gianluca Cirillo, 37 anni, anche lui alessandrino, difeso dall’avvocato Alexia Cellerino. Cirillo è stato condannato con rito abbreviato a 2 anni e 2 mesi (con revoca della patente). Il giudice gli ha concesso le attenuanti generiche e ha escluso l’aggravante dell’alterazione da stupefacenti, accogliendo la tesi della difesa. Ed è proprio su quest’ultimo punto che il Pm si è rivolto alla Cassazione.
La Procura Generale, con un una memoria scritta ampiamente motivata, aveva chiesto di rigettare il ricorso della Procura, quindi la conferma della sentenza di Aldo Tirone. La Cassazione, invece, ha rinviato gli atti al Tribunale alessandrino in diversa composizione, che dovrà valutare nuovamente la sussistenza o meno dell’aggravante. Attenendo ovviamente ai principi di Diritto che saranno indicati nelle motivazioni tra qualche mese.
Nel frattempo, il fratello della vittima, assistito dall’avvocato Silvio Bolloli, è stato risarcito. Sono ancora in corso le trattative con la sorella della vittima (assistita dall’avvocato Giuseppe Romano) e l’Associazione Vittime della Strada (rappresentata dall’avvocato Favretto).
Le accuse del Pm
Per l’accusa, Cirillo si mise alla guida «in stato d’ebbrezza alcolica e di alterazione psicofisica conseguente all’assunzione di cocaina. Impattando frontalmente e a velocità elevata con la propria Bmw contro la Lancia Musa di Di Virgilio. In particolare, superando con il proprio mezzo la linea di mezzeria e impegnando la corsia di marcia opposta per effettuare alcuni sorpassi quando sopraggiungeva la Musa».
Gianluca Cirillo ha sempre escluso di aver assunto la sostanza stupefacente nella giornata in cui è avvenuto l’incidente. Il suo avvocato, Alexia Cellerino, aveva dibattuto a lungo per chiarire questo elemento. E, in ogni caso – aveva spiegato il difensore – i medici che si presero cura di Cirillo all’arrivo al Pronto soccorso (e sentiti in indagine) avevano escluso segni esteriori evidenti di uno stato di alterazione di quel tipo.
“La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Pm riguardo la sentenza di mio fratello – scrive sui social Maria Grazia Di Virgilio, sorella di Aldo e presidente dell’associazione familiari e vittime della strada – E’ un passaggio che segna una svolta importante dopo tre anni di battaglia, dolore e resistenza”.