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Come progettare esperienze turistiche digitali per utenti con disabilità
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27 Settembre 2025
ore
06:46
Web e accessibilità
Come progettare esperienze turistiche digitali per utenti con disabilità
Per questo, chi lavora nel turismo digitale deve essere pronto ad aggiornarsi, ascoltare, testare e adattare. Solo così si può costruire un’esperienza che non sia “adatta anche a” chi ha una disabilità, ma pensata per essere davvero per tutti.

Progettare esperienze turistiche accessibili è diventato un obiettivo imprescindibile per un numero crescente di enti pubblici, aziende del settore hospitality e startup che si occupano di viaggi. L’idea di vacanza deve potersi adattare alle esigenze di tutti, comprese quelle delle persone con disabilità, che spesso incontrano barriere non solo fisiche ma anche digitali, ancora più invisibili e difficili da superare. Quando si parla di turismo, infatti, l’esperienza inizia molto prima della partenza: dalla ricerca di informazioni sul web, alla prenotazione dell’hotel, fino all’acquisto dei biglietti per musei o tour guidati. E se questi passaggi non sono accessibili, si crea un ostacolo che può rendere l’intero viaggio impossibile. Ecco perché progettare esperienze digitali inclusive non è solo un’opportunità, ma una responsabilità.

Capire i bisogni reali delle persone con disabilità

Chi progetta esperienze turistiche, online o offline, deve partire da un presupposto fondamentale: l’accessibilità non è un’aggiunta, ma un requisito essenziale. Significa includere sin dall’inizio utenti ciechi, ipovedenti, sordi, con disabilità motorie o cognitive. Ogni categoria ha esigenze specifiche, che spesso vengono ignorate per mancanza di consapevolezza, più che per volontà. Un esempio? Un sito turistico pieno di immagini e video, ma privo di descrizioni testuali e sottotitoli, è del tutto inutilizzabile da parte di chi non vede o non sente.

Questo principio vale per ogni fase dell’esperienza digitale: dal design dell’interfaccia, alla struttura dei contenuti, alla compatibilità con tecnologie assistive come screen reader e comandi vocali. Inoltre, è indispensabile rispettare standard riconosciuti, come le WCAG (Web Content Accessibility Guidelines) e la normativa italiana sull’accessibilità, la cosiddetta Legge Stanca. Quest’ultima impone a enti pubblici e ad alcuni soggetti privati – come agenzie di viaggio e operatori convenzionati – di adottare soluzioni accessibili per i propri portali online.

Una realtà italiana che ha fatto della tecnologia inclusiva la propria missione è okACCEDO, la prima ad aver sviluppato soluzioni proprietarie per migliorare l’accessibilità digitale in modo strutturato. L’approccio è proattivo: non si limita alla compliance normativa, ma punta a costruire esperienze fluide, intuitive e inclusive, capaci di valorizzare ogni tipo di utente. La presenza di partner tecnologici di questo tipo è oggi un supporto cruciale per chi opera nel turismo e vuole davvero fare la differenza.

Rendere l’esperienza accessibile dalla prima ricerca online

Una persona con disabilità, prima di prenotare un viaggio, naviga per ore tra siti di hotel, portali di recensioni, servizi di trasporto e attrazioni culturali. Ma cosa succede se il modulo di prenotazione non si può usare con la tastiera? Se le informazioni sugli accessi per sedie a rotelle non sono facilmente reperibili? O se la mappa del sito non è chiara e disorienta chi ha disabilità cognitive? L’esperienza si interrompe subito, creando frustrazione e senso di esclusione.

L’accessibilità digitale non si limita al design “bello”, ma include fattori come contrasto cromatico, testi alternativi, semplicità del linguaggio e tempi di risposta delle interfacce. Ad esempio, il sito di un agriturismo o di una struttura balneare dovrebbe permettere facilmente di capire se ci sono rampe d’accesso, stanze attrezzate o menù per allergie. Tutto ciò dev’essere chiaramente indicato e facilmente consultabile anche da chi utilizza lettori vocali o dispositivi mobili con funzionalità assistive.

La trasparenza è un altro aspetto chiave. Un utente con disabilità ha il diritto di sapere, senza dover scrivere email o telefonare, se potrà muoversi in autonomia durante la vacanza. Ecco perché i contenuti devono essere aggiornati, organizzati in modo logico e accessibili con pochi clic, evitando pagine caotiche, pop-up invasivi o linguaggi troppo tecnici. L’usabilità è parte integrante dell’inclusività.

Accessibilità e valore: l’inclusione come leva per la crescita

C’è ancora chi vede l’accessibilità come un obbligo da rispettare con il minimo sforzo, ma è un errore strategico. L’inclusione genera valore, anche economico. Le persone con disabilità rappresentano un segmento di pubblico attivo, che viaggia, consuma e condivide. Se si trovano bene, torneranno, consiglieranno ad altri la struttura, lasceranno recensioni positive. Un portale turistico accessibile non solo evita sanzioni, ma aumenta la sua competitività, si differenzia e migliora la reputazione online.

Oggi il turismo inclusivo è anche una chiave di innovazione. Pensiamo alle audioguide nei musei, alle app con navigazione facilitata per percorsi naturalistici o ai tour virtuali con comandi vocali. Questi strumenti, se progettati bene, non aiutano solo chi ha disabilità: migliorano l’esperienza per tutti. Anche le famiglie con bambini piccoli, gli anziani o i turisti stranieri con scarsa familiarità con la lingua locale ne traggono beneficio.

Investire in accessibilità significa quindi ripensare il concetto stesso di esperienza turistica. Non si tratta solo di eliminare barriere, ma di creare nuove opportunità. Chi lo fa con consapevolezza e visione, oggi, sarà tra i protagonisti del turismo del futuro.

Coinvolgere le persone con disabilità nella progettazione

Un ultimo aspetto fondamentale è il coinvolgimento diretto delle persone con disabilità nella fase di progettazione. Nessuna tecnologia, per quanto avanzata, può sostituire la voce di chi vive ogni giorno ostacoli invisibili. Testare i siti con utenti reali, raccogliere feedback concreti, collaborare con associazioni e consulenti esperti in accessibilità: sono passaggi indispensabili per garantire soluzioni che funzionano davvero.

Questo approccio partecipativo rafforza anche l’empatia del team di sviluppo, aiuta a evitare errori comuni e stimola una cultura aziendale più consapevole e inclusiva. Spesso basta poco per rendere un contenuto più leggibile o una funzione più intuitiva. Ma quel “poco”, se non viene pensato fin dall’inizio, rischia di essere dimenticato o gestito in modo inefficace.

L’accessibilità non è mai un risultato finale, ma un processo continuo di miglioramento. Le tecnologie cambiano, così come cambiano i bisogni degli utenti. Per questo, chi lavora nel turismo digitale deve essere pronto ad aggiornarsi, ascoltare, testare e adattare. Solo così si può costruire un’esperienza che non sia “adatta anche a” chi ha una disabilità, ma pensata per essere davvero per tutti.

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