Alessandria, Giornata della Memoria e dell’Accoglienza: dodici anni dopo, un impegno che continua
Società
15 Ottobre 2025
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Il ricordo

Alessandria, Giornata della Memoria e dell’Accoglienza: dodici anni dopo, un impegno che continua

Oggi una iniziativa alla Casa di Quartiere per non dimenticare le 368 vite spezzate nel naufragio del 3 ottobre 2013 e per riflettere sul valore della solidarietà e dei diritti umani

ALESSANDRIA – Sono trascorsi dodici anni dal naufragio al largo di Lampedusa, una delle tragedie più gravi nella storia recente del Mediterraneo. Persero la vita 368 persone. Da allora, il 3 ottobre è divenuto la Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza. Un’occasione per ricordare le vittime dei viaggi della speranza e riaffermare il dovere morale e civile dell’accoglienza.

Ad Alessandria una iniziativa si terrà nel pomeriggio di oggi, alle 17.30, alla Casa di Quartiere di via Verona 116: il titolo,  “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza: persone, non numeri”.

Dodici anni dopo, la tragedia continua

Nonostante le promesse di allora, le morti nel Mediterraneo non si sono fermate. Oggi, in media 42 persone perdono la vita ogni settimana lungo la rotta del Mediterraneo centrale, e una su cinque è un bambino. Dal 2014 a oggi si stimano oltre 32.700 vittime.

Molti di coloro che partono fuggono da guerre, povertà, discriminazioni, violenze e disastri ambientali. L’unica risposta possibile resta il rafforzamento della cooperazione internazionale e la creazione di canali migratori sicuri e regolari. Così da sottrarre uomini, donne e bambini ai trafficanti e alle traversate disperate. La memoria del naufragio di Lampedusa non deve solo ricordare il passato, ma spingere a costruire un presente in cui la vita e la dignità umana siano sempre protette, come previsto dal diritto internazionale.

“Ricordare significa impegnarsi”

Ricordare significa impegnarsi – le parole di Roberta Cazzulo, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Alessandria. – Oggi più che mai dobbiamo ribadire che la memoria non è solo un atto simbolico, ma un richiamo alla responsabilità collettiva. Ogni vita persa in mare è un fallimento dell’umanità intera. Dobbiamo lavorare affinché l’accoglienza non sia percepita come un’emergenza, ma come una scelta di civiltà e giustizia sociale.”

L’assessore ha inoltre sottolineato l’importanza del coinvolgimento delle nuove generazioni. “È fondamentale che i giovani conoscano questi eventi e ne comprendano il significato. Perché la solidarietà e il rispetto dei diritti umani restano i pilastri su cui costruire una società davvero inclusiva.”

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