Non Una di Meno: "Casa delle Donne, dialogo aperto con il Comune"
Le attiviste: "Gli iter burocratici spesso ostacoli al raggiungimento di obiettivi politici. Comprendiamo i ritardi, ma..."
ALESSANDRIA – «Senza educazione alle relazioni, al consenso, alle emozioni, continueremo a crescere in una società che normalizza la violenza». È questo l’allarme lanciato da Non una di meno e dalla Casa delle donne Tfq Alessandria all’indomani dell’approvazione, in Commissione Cultura della Camera, di un emendamento proposto dalla Lega che vieta i percorsi di educazione sessuo-affettiva nelle scuole medie.
Secondo le due realtà femministe alessandrine, «il Governo e la maggioranza scelgono di voltare le spalle alla prevenzione, cancellando uno degli strumenti più importanti per metterla in pratica».
Nel mirino anche il progetto “Educare alle relazioni” contenuto nel Ddl Valditara, definito «inutile e inefficace». «Trenta ore extracurricolari, solo alle superiori, su base volontaria e previa approvazione delle famiglie non bastano. È una misura vuota, simbolica, incapace di incidere sulla cultura patriarcale che continua a generare violenza», si legge nel comunicato.
«Il messaggio è chiaro: si vuole negare l’educazione al rispetto, al consenso e alla libertà», affermano le attiviste. «Questa decisione non è buon senso, ma l’ennesima dimostrazione che in questo Paese la vita, l’autodeterminazione e il benessere delle persone contano meno delle più becere ideologie conservatrici».
«Nel 2025 possiamo davvero pensare che affetti, corpi e sessualità siano temi marginali nella crescita?», chiedono. «L’educazione non può limitarsi alle materie “tradizionali”. Non esiste educazione completa senza educazione affettiva e sessuale».
«Un Paese che ha paura di parlare di educazione sessuale è un Paese che accetta la violenza come normalità», prosegue la nota. «Così lasciate i giovani a imparare l’amore e la sessualità dai social, dal porno, dai modelli della violenza».
«Le relazioni, la sessualità, l’affettività, i corpi, il consenso sono temi complessi, che richiedono percorsi strutturati e professionali, non accenni generici inseriti nei programmi curriculari».
Le associazioni criticano inoltre l’uso strumentale delle “Indicazioni nazionali”: «Non basta dire che rispetto ed empatia sono già previsti nei programmi. Serve un lavoro educativo profondo, continuo e competente».
L’appello è diretto: «Chiediamo educazione sessuo-affettiva in tutte le scuole, di ogni ordine e grado».
«Chiediamo politiche che mettano al centro il benessere, la libertà e l’autodeterminazione delle persone – non le paure ideologiche di pochi».
E concludono: «L’educazione non è indottrinamento. È prevenzione, cura, libertà».
Non Una di Meno: "Casa delle Donne, dialogo aperto con il Comune"
Le attiviste: "Gli iter burocratici spesso ostacoli al raggiungimento di obiettivi politici. Comprendiamo i ritardi, ma..."