Filiera avicola: Coldiretti Piemonte chiede regole Ue più eque
Con oltre 32 milioni di capi, il comparto piemontese è tra i più forti d’Italia ma soffre la concorrenza sleale
TORINO – La filiera avicola rappresenta un pilastro dell’agroalimentare italiano, sia per la sua capacità produttiva sia per i livelli di occupazione e sicurezza alimentare garantiti.
Tuttavia, le sfide attuali, tra crisi sanitarie, instabilità dei mercati internazionali e politiche europee poco equilibrate, stanno mettendo a rischio la competitività del settore. È l’allarme lanciato da Coldiretti Piemonte durante la tavola rotonda promossa da Unaitalia nell’ambito dell’assemblea generale “L’avicoltura italiana guarda al futuro”.
Filiera avicola, un comparto da 32 milioni di capi in Piemonte
La filiera avicola del Piemonte conta oltre 32 milioni di capi, distribuiti in 1.158 aziende. Gli allevamenti avicoli sono oltre 300, con una produzione annua di 900 milioni di uova. Il nord Italia si conferma leader nella fornitura di uova al mercato nazionale, con il Piemonte al quarto posto in Italia per produzione, grazie al lavoro di circa 100 aziende altamente specializzate.
«La filiera avicola garantisce prodotti sicuri e tracciabili, conformi agli standard europei su benessere animale e sostenibilità. Ma l’assenza di reciprocità negli scambi con i Paesi extra UE alimenta forme di concorrenza sleale, con prodotti importati ottenuti in condizioni produttive non paragonabili alle nostre», ha dichiarato Bruno Mecca Cici, vicepresidente di Coldiretti Piemonte con delega alla zootecnia.
Per Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale, è fondamentale che l’Europa si doti di una visione di sostenibilità integrata, che sappia bilanciare aspetti ambientali, economici e sociali: «Solo così potremo tutelare la capacità produttiva europea, la sicurezza alimentare dei cittadini e la **nostra identità agroalimentare».