Non Una Di Meno: “Il Fondo vita nascente è controllo, non sostegno”
Le attiviste alessandrine accusano la Regione: “Soldi pubblici alle associazioni anti-abortiste, non ai servizi”
TORINO – Il rifinanziamento del Fondo vita nascente da parte della Regione Piemonte riaccende la tensione politica. A intervenire con durezza è il collettivo Non Una Di Meno – Casa delle Donne Tfq Alessandria, che parla senza mezzi termini di “offensiva contro l’autodeterminazione” e di “controllo ideologico sui corpi delle donne”.
Fondo vita nascente: “Una misura per convincere, non per sostenere”
“Ancora soldi pubblici al Fondo vita nascente dell’Assessore Marrone, ma la libertà di scelta delle donne non si tocca” – si legge in apertura del comunicato. Le attiviste accusano apertamente la giunta regionale di “travestire da sostegno alla maternità ciò che è in realtà un progetto politico anti-abortista”.
“Quando una misura nasce per ‘convincere’ le donne a portare avanti una gravidanza, non si chiama welfare”, affermano, “si chiama controllo, sui corpi e sulle vite delle donne”.
Nel mirino anche la destinazione delle risorse pubbliche: “Ancora una volta si è scelto di sottrarre fondi a interventi per i minori e ai servizi di tutela sociale, per riversarli nel circuito no choice”. Secondo Non Una Di Meno, “collegare i fondi pubblici alla ‘tutela della vita nascente’ senza rafforzare i servizi contro la violenza e senza un piano contro la povertà femminile significa spostare tutto il peso della maternità sulle spalle delle donne”.
“Le politiche della Giunta sono tutt’altro che ‘vitali’”, prosegue la nota, “tagli, precarietà, mancanza di consultori pubblici potenziati, ostacoli all’Ivg, abbandono delle famiglie: questo è il quadro reale”.
Anche sul piano del sostegno economico, la critica è netta: “Quando arriva, il supporto economico si presenta sotto forma di elemosina a tempo, come il vergognoso Bonus Vesta: un click-day per decidere chi ha diritto a un aiuto minimo e chi resta indietro”.
Il comunicato si chiude con un’affermazione inequivocabile: “Non accetteremo, né in Piemonte né altrove, che i diritti conquistati grazie alle lotte femministe vengano smantellati. La libertà di scelta non si tocca”.
“Le risorse pubbliche devono andare alla salute e ai servizi, non alle associazioni no choice che pretendono di decidere sul corpo delle altre”, aggiungono.
E infine: “Nessuna donna deve essere giudicata, indirizzata, colpevolizzata o addestrata a diventare madre”.