Ravetti (Pd): «Sul decreto disabilità famiglie non si illudano»
TORINO - «È sempre una questione di tempi». Così il vicepresidente del Consiglio regionale Domenico Ravetti (Partito Democratico) ha esordito…
ALESSANDRIA – La riforma dei Comuni montani prevista dalla legge Calderoli accende il dibattito politico in Piemonte. A lanciare l’allarme è Domenico Ravetti, vicepresidente del Consiglio regionale, che mette in guardia dagli effetti che la nuova classificazione potrebbe avere sulle aree montane del territorio, in particolare su quelle appenniniche.
Secondo Ravetti, i nuovi criteri di classificazione dei Comuni montani contenuti nella proposta di legge voluta dal ministro Roberto Calderoli rischiano di provocare danni gravi e strutturali al tessuto socio-economico delle aree montane del Piemonte.
«Altro che promozione delle zone montane – dichiara Ravetti – se questi criteri saranno confermati, si creeranno scenari drammatici per l’Appennino piemontese. Serve una presa di posizione netta da parte della Giunta regionale, a tutela delle nostre terre alte».
L’esponente del Partito Democratico contesta l’uniformità del modello previsto dalla riforma, che secondo lui si adatta solo a contesti come la Lombardia – regione del ministro Calderoli – ma non tiene conto della complessità e peculiarità della montagna piemontese.
«Non possiamo accettare che le comunità montane del Piemonte diventino vittime di equilibri politici tra Lega e Fratelli d’Italia. Il rischio è che a pagare siano i cittadini delle aree interne e svantaggiate».
Ravetti auspica che la commissione di sei esperti, incaricata di elaborare i criteri definitivi, tenga conto delle differenze territoriali tra le regioni italiane. Allo stesso tempo, lancia un messaggio diretto al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio: «Cirio non può restare a guardare. È il momento di decidere se stare dalla parte dei territori o piegarsi a scelte centraliste che non rispettano le specificità locali».
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