Cassa integrazione in crescita, manifattura piemontese in crisi
Economia
Redazione  
13 Novembre 2025
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17:45 Logo Newsguard
L'analisi

Cassa integrazione in crescita, manifattura piemontese in crisi

Nel primo semestre 2025 ore autorizzate in aumento del 68,4%: Cuneo e Asti tra le province più colpite

TORINO – La cassa integrazione torna a salire in modo allarmante in Piemonte, con un incremento del 68,4% nel primo semestre del 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024. A evidenziarlo è il dossier della Cgia di Mestre intitolato “Lavoro – un milione di posti in più, ma Cig in aumento”, che conferma il momento critico per il comparto manifatturiero nazionale e regionale.

Piemonte quarta regione per aumento delle ore di cassa integrazione

Con questo dato, il Piemonte si posiziona al quarto posto nella classifica nazionale, preceduto da Molise (+254,6%), Basilicata (+209,2%) e Abruzzo (+168,7%). La crisi si manifesta in modo evidente anche a livello provinciale: Cuneo è la seconda provincia in Italia per ore autorizzate (+347,1%), seguita da Asti (+289,4%), Vercelli (+183,0%) e Verbano-Cusio-Ossola (+92,9%). Torino registra un aumento del 61,4%, Alessandria +39,6%, Novara +28,9%, mentre Biella è in calo del 3,9%.

La situazione appare ancora più critica osservando i comparti più coinvolti: il settore auto registra un balzo dell’85,8% delle ore CIG, seguito da metallurgia (+56,7%), macchine meccaniche (+12,5%) e calzature (+144,3%). Insieme, questi settori rappresentano oltre il 55% del totale nazionale.

Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Piemonte, sottolinea come la crisi vada ben oltre la congiuntura geopolitica:
«Le imprese artigiane della meccanica piemontese sono travolte da un mix letale: mancata ripresa del commercio internazionale, stretta monetaria, recessione della Germania – nostro primo mercato – e crollo della produzione automobilistica, aggravato dalle incertezze legate alla transizione ecologica imposta dal Green Deal».

Felici evidenzia inoltre che il Piemonte sta affrontando un terzo “annus horribilis” per il settore Moda, con una caduta verticale di produzione ed esportazioni. E avverte:
«L’emergenza è evidente. Non basteranno interventi tampone: serve una strategia a medio-lungo termine, capace di andare oltre certe ricette europee che si sono rivelate inefficaci. È il momento della verità per la politica nazionale: o prende in mano le sorti del Paese, o condanna interi comparti produttivi».

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