Desertificazione commerciale in Piemonte: un negozio su cinque a rischio
Confcommercio lancia l’allarme: entro il 2035, la rete potrebbe ridursi del 26% senza interventi urgenti
TORINO – Il commercio di prossimità in Piemonte è in grave difficoltà. Secondo i dati diffusi da Confcommercio Piemonte, tra il 2012 e il 2024 hanno chiuso oltre 13 mila imprese del commercio al dettaglio e 594 attività di ristorazione.
Il fenomeno della desertificazione commerciale, che ha colpito duramente i centri storici e i piccoli comuni, minaccia di accelerare nei prossimi anni, con la possibile scomparsa di un negozio su cinque entro il 2035.
Piemonte terza regione per negozi sfitti
Con quasi 9.000 esercizi commerciali inutilizzati, il Piemonte è la terza regione italiana per numero di negozi sfitti. In proporzione, quasi il 20% degli spazi commerciali risulta oggi non utilizzato. Una tendenza preoccupante che riflette un cambiamento profondo nella struttura del commercio locale.
Il dato più allarmante riguarda la densità commerciale, ovvero il numero di imprese per mille abitanti: se non verranno adottate politiche mirate di rigenerazione urbana, si stima un calo del 26% entro il 2035. Un declino che rischia di compromettere la vivibilità urbana, favorendo spopolamento, degrado sociale e perdita di coesione territoriale.
Per affrontare questa crisi, Confcommercio parteciperà all’evento nazionale “inCittà – Spazi che cambiano, economie urbane che crescono”, proponendo strategie di rilancio per i centri urbani. Tra le soluzioni, il progetto nazionale Cities, cui hanno aderito anche le Ascom piemontesi, punta a valorizzare il commercio locale e favorire un uso più equilibrato dello spazio urbano.
Le proposte di Confcommercio Piemonte
Il presidente Giuliano Viglione ha evidenziato come la desertificazione non sia solo una questione economica, ma anche sociale e di sicurezza: «Ogni saracinesca abbassata significa meno servizi, meno attrattività e meno socialità».
Confcommercio propone:
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Programmazione della rete distributiva e maggiore accesso al credito;
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Riforma della normativa commerciale e urbanistico-commerciale, ferma al 1999;
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Sostegno ai Distretti del Commercio;
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Incentivi per il riutilizzo dei locali sfitti, con canoni calmierati;
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Piani pluriennali per l’economia di prossimità, integrati con misure di welfare territoriale e logistica sostenibile;
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Regolamentazione delle piattaforme logistiche dell’e-commerce;
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Utilizzo dei fondi europei (PNRR, URBACT, Fondi di Coesione) per progetti locali di rilancio.
Confcommercio chiede che i livelli di governo – nazionale, regionale e comunale – lavorino a una Agenda Urbana Nazionale per salvaguardare le economie locali e contrastare la deriva delle città fantasma. La rigenerazione del tessuto commerciale viene presentata come una priorità urgente per mantenere viva la vita urbana e sostenere la ripresa economica dei territori.