Quando lo sport esclude: il caso di un bambino di 10 anni
Sport
Paolo Livraghi  
28 Novembre 2025
ore
09:51 Logo Newsguard
La lettera

Quando lo sport esclude: il caso di un bambino di 10 anni

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la testimonianza di un genitore, che racconta l'esclusione del figlio dalla squadra di calcio

ALESSANDRIA – Una vicenda che tocca il mondo del calcio giovanile, ma che al tempo stesso invita a riflettere su dinamiche educative e relazionali. Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera di un genitore su un caso che coinvolge il figlio e la sua esclusione dalla squadra.

“Quando il calcio diventa una questione “personale”.

Che diritto ha una società a svincolare un bambino di 10 anni senza nessun motivo?

Un bambino che in quella società c’è da quando ha 3 anni, un bambino che non arriva mai in ritardo, un bambino che ci mette anima e cuore, un bambino che va a giocare anche con la febbre per non fare mancare il suo apporto e il suo sostegno ai compagni.

Evidentemente questo non basta. Contano di più le “voci”, i “pettegolezzi”, e i “cattivi” sono i genitori, che avrebbero parlato male del club, che non rispetterebbero un codice etico firmato con un pollice alto, un emoticon, su whatsapp, che non andrebbero d’accordo con la dirigenza, senza, peraltro, mai intromettersi in alcuna decisione dell’allenatore

Prima noi genitori siamo stati cancellati del gruppo WhatsApp, poi ci è stata inviata una email per annunciare l’allontanamento del bambino, unica “giustificazione” le “colpe dei genitori? Quale società allontana un bambino che nulla ha fatto? Tutto questo in un sodalizio che si è sempre vantato di avere valori e principi che altri non hanno.

Il bambino è stato strappato dal gruppo di amici con cui è cresciuto e che conosce da 7 anni. Questo è corretto? Un bambino che ha vissuto problemi di salute negli anni scorsi e ha superato un momento difficile grazie ai suoi compagni di squadra e al suo migliore amico

Non chiediamo che il bambino venga ripreso, anche perché, sinceramente, non sarebbe più sereno dopo quello che è successo, ma vorremmo che quanto lui, e noi, stiamo vivendo, non accadesse ad altri bambini, ad altre famiglie, costrette a dire ai propri figli che la società non li vuole più”.

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