Commissione d’indagine su Amag. Locci: «Grave blocco della maggioranza»
Politica
Redazione  
2 Dicembre 2025
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Il caso

Commissione d’indagine su Amag. Locci: «Grave blocco della maggioranza»

Il consigliere di Fratelli d’Italia accusa il centrosinistra: «Svuotata la proposta, compromessa la trasparenza»

ALESSANDRIA – «La maggioranza di sinistra ha svuotato la mia proposta di istituire una vera commissione d’indagine su Amag, presentando emendamenti che ne stravolgono finalità e struttura, fino a cambiarne addirittura il titolo e ridurla a un generico approfondimento da svolgere in Commissione Bilancio. È un fatto gravissimo».

Così Emanuele Locci, presidente del gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, commenta l’esito della Commissione Affari Istituzionali che avrebbe dovuto esaminare la sua proposta.

«Commissione d’indagine su Amag svuotata dalla maggioranza»

Secondo Locci, la decisione della maggioranza rappresenta un attacco diretto alla trasparenza amministrativa: «La commissione d’indagine è uno strumento previsto dal regolamento del Consiglio Comunale proprio per garantire piena trasparenza. Consente di audire tutti — manager, amministratori, dirigenti, dipendenti — con obbligo di comparizione e in un contesto neutrale, fuori dal controllo della Giunta e della struttura tecnica».

«Le testimonianze», prosegue Locci, «vengono raccolte in condizioni di riservatezza, così da proteggere chi teme pressioni o ritorsioni sul posto di lavoro. Indebolire questo meccanismo significa togliere garanzie e protezioni a chi vorrebbe parlare».

«La scelta della maggioranza», accusa ancora Locci, «appare dettata dalla paura di ciò che potrebbe emergere. È un segnale preoccupante, perché impedire la commissione d’indagine significa rifiutare di fare chiarezza sulla legalità e sulla gestione delle società partecipate, in particolare all’interno del Gruppo AMAG».

«Chi davvero vuole trasparenza», aggiunge, «non ostacola gli strumenti che la garantiscono».

Locci si dice particolarmente critico sulla possibilità, avanzata dalla maggioranza, di svolgere eventuali audizioni in sede ordinaria: «Pensare di rimandare le audizioni in una normale commissione consiliare, dove chi interviene non ha tutele adeguate, espone i potenziali testimoni al rischio di pressioni o condizionamenti».

«È un metodo», conclude, «che crea un clima intimidatorio e che nulla ha a che fare con la cultura della legalità che dovrebbe guidare un ente pubblico».

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