Alessandria: rinasce, restaurata, l’Assunzione del Moncalvo
L’opera devozionale del Moncalvo torna a splendere: a Palatium Vetus la presentazione del restauro di un capolavoro monferrino
ALESSANDRIA – È stato presentato nelle ultime ore il restauro di un’opera di rilevanza capitale per la storia figurativa del Monferrato: l’Assunzione di Maria Vergine di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo. Il dipinto, proveniente dalla chiesa di Santa Maria della Pace e San Rocco di Castelletto Monferrato, torna oggi accessibile in una veste nuova, dopo un intervento di restauro capillare che ne ha risollevato la leggibilità e ne ha restituito la portata originaria.
L’opera, una pala d’altare di dimensioni imponenti, versava da tempo in condizioni precarie, come ha sottolineato il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria Luciano Mariano durante la presentazione: le superfici pittoriche erano segnate da lacerazioni, tagli e un generale degrado che comprometteva la percezione complessiva della composizione. Il restauro – complesso, accurato e condotto con criteri rigorosi – ha permesso di recuperare la cromia originaria, restituendo pienezza ai volumi, brillantezza alle luci e un rinnovato equilibrio all’impianto figurativo tipico del linguaggio del Moncalvo.
Trasparenze devozionali
Il dipinto entra ora a pieno titolo nel percorso espositivo dedicato al grande maestro piemontese allestito proprio a Palatium Vetus, arricchendolo di una presenza che amplia la riflessione sul suo linguaggio devozionale. «È stato un lungo percorso, che ha comportato grande impegno da parte della Consulta», ha ricordato la Fondazione, sottolineando come il recupero di un’opera di tale complessità sia anche un investimento sul patrimonio identitario del territorio. L’“Assunzione”, infatti, è testimonianza diretta della cultura figurativa che ha attraversato il Monferrato e racconta quel taglio devozionale che Guglielmo Caccia seppe imbastire con particolare efficacia: un’iconografia pensata per avvicinare il sacro ai fedeli e agli osservatori, attraverso un linguaggio intensamente umano e al tempo stesso solenne.
Al centro della scena restaurata torna a imporsi la figura di Maria, avvolta da una luminosità che non è soltanto pittorica ma simbolica. Lo ha sottolineato Mons. Gianni Sacchi, Vescovo della Diocesi di Casale Monferrato, per il quale l’opera «trasmette un messaggio rivolto alla glorificazione di Maria e a quella universale». Il restauro ha permesso di recuperare proprio questa dimensione spirituale, facendo emergere con rinnovata forza la tensione ascensionale che caratterizza la composizione: un moto che dal basso verso l’alto collega la terra al cielo, le comunità di fedeli al mistero della trascendenza.
Mariateresa Cairo, tra le curatrici della mostra insieme a Vittoria Oneto e Liliana Rey Varela, e impegnata da anni in un progetto sistematico di riscoperta delle opere del Moncalvo rimaste a lungo inaccessibili al pubblico, ha evidenziato come questa pala, databile al primo decennio del XVII secolo, costituisca un tassello essenziale per comprendere l’evoluzione del linguaggio artistico del pittore. «Lo stato conservativo era precario – ha ricordato – ma ne è emersa una pala d’altare di straordinaria bellezza, che ora abita a pieno titolo la mostra in corso qui a Palatium Vetus».
L’intervento di restauro ha riportato alla luce passaggi pittorici che esaltano una caratteristica estetica inedita: la trasparenza del tocco e le sottigliezze cromatiche.
Assunzione della Vergine
Il risultato è un’opera che non soltanto è stata salvata, ma rinasce come nuovo veicolo di conoscenza, di lettura storica e di esperienza estetica. L’“Assunzione di Maria Vergine” del Moncalvo si offre ora al pubblico come capolavoro riconquistato, capace di dialogare con le altre opere esposte e di rinnovare l’attenzione sulla centralità di un artista che seppe fondere devozione, teatralità, misura e intensità emotiva. Palatium Vetus si conferma così luogo privilegiato per la valorizzazione del patrimonio culturale locale, ma anche scena di un più ampio discorso sul recupero della memoria artistica e sulla responsabilità delle istituzioni nel preservarla.
In un tempo in cui la conservazione del patrimonio appare sempre più un’urgenza collettiva, il ritorno a nuova vita dell’opera del Moncalvo rappresenta non solo un traguardo tecnico e curatoriale, ma un segno tangibile di continuità tra passato e presente. Una continuità che oggi risplende con luce rinnovata, come quella che ora abita la superficie del dipinto, nuovamente capace di parlare alla sensibilità degli osservatori contemporanei.
L’opera resterà esposta al pubblico, una volta conclusa la mostra, sino al 29 marzo 2026.