“Il mio viaggio in Ucraina. Giorno 1”
Società
Giuseppe Codrino  
15 Dicembre 2025
ore
21:11 Logo Newsguard
Il racconto

“Il mio viaggio in Ucraina. Giorno 1”

Tre furgoni sono partiti questa mattina per Ivano-Frankivs’k, nell’Ovest del Paese. La testimonianza del nostro Giuseppe Codrino

VENEZIA – Lunedì 15 dicembre, ore 16:10. Leggo dal cartello: ottantaquattro chilometri a Venezia. Siamo partiti intorno alle tredici da Alessandria. Circa un’ora di ritardo rispetto all’orario prefissato. Marco, il mio compagno di viaggio, ha finito di lavorare poco prima. Lo abbiamo aspettato. Tre furgoni, due persone per ognuno.

«Emergenza umanitaria Ucraina», leggo su un foglio attaccato al lunotto posteriore del veicolo che apre il convoglio. Stiamo portando anche i giocattoli che verranno distribuiti come regali di Natale (sul sito de Il Piccolo trovate gli articoli della raccolta svolta dalla Croce Verde di Felizzano).

Per lo spazio limitato, la necessità di altri prodotti e i numerosi pensieri donati (dalla solidarietà degli alessandrini), non è stato possibile caricare tutti gli oltre cento scatoloni. I restanti verranno trasportati nella prossima spedizione.

Massima trasparenza

È fondamentale la trasparenza sulla destinazione delle donazioni materiali e monetari, ecco perché insisto sul tenere traccia e avvisare della gestione che se n’è fatta dei giochi. Ci saranno aggiornamenti.

La nostra destinazione è la città di Ivano-Frankivs’k, nell’Ovest del Paese. Inserendola su Google Maps, l’arrivo è dato per le sette dell’indomani. La stima non considera, per ovvi motivi, la frontiera, il relativo controllo e le varie soste. Probabilmente, arriveremo intorno all’ora di pranzo.

Entreremo col pieno sole, così dicono le previsioni, nel centro abitato con i nostri mezzi targati italiani e carichi di: giocattoli, pannolini, medicinali, panettoni e molto altro.

Mi fermo dalla scrittura di ciò che state leggendo per una conversazione con Marco. Devo controllare alcune informazioni sul telefono. Passo qualche minuto a guardarlo. Rialzo gli occhi e fuori, dal sole di poco prima, di colpo, la nebbia. La luce, la rivedremo domani dopo la notte in viaggio.

 

Quarant’anni di differenza

Il mio compagno l’ho incontrato, per la prima volta, qualche ora fa. Abbiamo circa quarant’anni di differenza.

Come al mio solito, chiedo di parlare della propria vita. Non lo faccio per rompere il silenzio o evitare lunghi momenti di imbarazzo sulla prossima frase, ma per conoscerlo davvero. Passerò un giorno intero con lui nel furgone. Entrerò inevitabilmente, viste le circostanze, nella sua storia. Mi sembra ragionevole chiedergliela tutta.

Dopo le prime parole di circostanza, inizia ad apparire la confidenza. Così a cinquanta chilometri da Trieste, ha concluso, «Ecco, questo è ciò che ho fatto e sono stato».

Mi viene in mente il podcast di Luca Casadei, ‘One more time’. Spesso, quando mi capitano situazioni in cui devo restare ore ed ore con qualcuno che non conosco – ultimamente mi accade spesso – penso alle domande giuste che potrei fare. A rispettare e tutelare ciò che mi viene detto e a mostrare l’interesse che provo. Ecco, quando sono in queste situazioni, mi sento un po’ Casadei. Intimo indagatore dei passaggi della vita: nelle emozioni, nelle capacità di inventare e reinventarsi, nella luce e nel buio.

Parlando con Marco, mi sento un po’ nel salotto del podcast.

 

Il viaggio è lungo. Ho un libro…

Mancano ancora molte ore alla frontiera con l’Ucraina. Mentre scrivo, gli unici rumori sono quelli della radio e dei fruscii prodotti dalla velocità autostradale. Ho quasi finito questo pezzo. Che cosa potrò fare nel tempo rimasto?

Mi viene in mente che ho preparato lo zaino circa un’ora prima della partenza. Più della metà del tempo, in realtà, da buon lettore, l’ho passata a decidere il libro da portare. Ho scelto: “Cronache della mia vita” del compositore Igor Stravinskij. Un autore russo. Potrei leggere questo.

 

 

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