Cremolino, un borgo medievale guida la riscossa del Monferrato
Tra natura, bellezza e vita genuina
CREMOLINO – «Se qualcuno ha voglia di investire nel Monferrato, Cremolino è il posto giusto». Giuseppe Martelli è del paese: con la moglie Cinzia l’estate scorsa ha aperto nel centro storico “La Casa del Partito”, vineria con la quale ha riavviato la sua parabola nella ristorazione, che per molto tempo si era sviluppata a Ovada. Il suo punto d’osservazione è ideale per raccontare il rinascimento di un borgo che da due anni è finito sotto i riflettori accesi dagli investitori stranieri. Una metamorfosi lenta ma continua che sta aprendo nuove possibilità nel campo dell’accoglienza.
«La nostra scelta – prosegue Martelli – è nata dalla volontà di recuperare un immobile di proprietà nel borgo. Solo dopo ci siamo resi conto di potenzialità che sono illimitate». La posizione a metà strada tra Ovada ed Acqui Terme è un punto di forza. Le distanze, che per i locali sembrano interminabili, per chi arriva dall’estero sono ridotte e gestibili.
Una finestra sul Monferrato. Cristina Frutti gestisce da oltre vent’anni “La bottega del sole”, l’alimentare che ha mantenuto la classica struttura dei negozi di paese in cui si fa principalmente la spesa quotidiana. «Dal 2020 – prosegue – abbiamo visto un numero crescente di turisti. Si lasciano colpire da uno stile di vita che nei paesi dai quali arrivano non esiste più. Al tempo stesso trovano dei prezzi che per loro sono molto appetibili».
Punti di forza
I colori sgargianti di questo autunno insolito nel Monferrato contribuiscono ad accrescere la suggestione attorno al paese. «I visitatori stranieri sono affascinati dalla natura e da uno stile di vita che noi diamo per scontato». Emanuela Vignolo ha da poco avviato la sua country house “Casa Boccaccia”. Con il marito Emanuele ha recuperato la cascina della nonna, per un certo periodo una ventina di anni fa anche agriturismo sulla strada che congiunge Cremolino a Trisobbio, e ne ha ricavato due appartamenti a disposizione di chi vuole trascorrere qualche giorno in campagna.
Non è difficile capire cosa piace dell’area: il panorama è avvolgente e naturale. La mano dell’uomo è presente ma non invasiva. «Chi arriva qui – racconta Vignolo – vuole vivere un’esperienza reale. Per questo motivo nella ristrutturazione siamo rimasti il più possibile fedeli alla versione originaria. I comfort ci sono ma senza un lusso che i nostri clienti non cercano».
Più che strutture come Nordelaia, Casa Wallace e Casa Margherita, in grado di attrarre porzioni di clientela di livello più alto, Cascina Montebi – situata al confine con il territorio di Trisobbio – ha aperto la via: tanti olandesi che per primi hanno apprezzato le colline. E poi, a poco a poco, tedeschi, qualche inglese. E soprattutto americani. «Direi che se ne vedono sempre di più».
Territorio pronto?
Negli ultimi anni sono nati diversi percorsi per amanti del trekking e della bicicletta che rappresentano un’attrazione. “Il Cammino di Daria”, creato per ricordare una compaesana che amava le camminate nell’ambito di un progetto che vuole sostenere la ricerca, offre una vista invidiabile del panorama tra Acqui e la piana di Trisobbio. Il Belvedere accanto al paese è stato recuperato dopo il successo ottenuto con il sondaggio sui “Luoghi del cuore” e mettendo a frutto il contributo sbloccato dal Fai. A completare il panorama, lo spirito medievale che da sempre pervade il paese. «Certo, tutto questo sarebbe perfetto se fosse possibile visitare il castello – sottolinea Martelli – Molti turisti arrivano fin qua e, nel momento in cui capiscono che non è possibile, ci rimangono un po’ male. Anche qualche servizio in più sarebbe utile per aiutare le potenzialità a concretizzarsi».
Nella parte più antica del paese le facciate delle abitazioni sono a posto e i colori sono quelli tipici dei borghi della Liguria. Agli angoli delle strade i cartelli con l’indicazione della via hanno il Qr Code, che rimanda al sito di riferimento per il paese per chi cerca le informazioni su storia e patrimonio architettonico. A breve distanza da Casa Boccaccia c’è poi il noce di San Giovanni, affacciato sulla piana ed elemento di suggestione che infonde, specie nel periodo della fioritura a giugno, un’ulteriore magia all’area con le sue storie legate a streghe, presenze ed eventi soprannaturali. «Booking è uno strumento oneroso ma fondamentale. I nostri clienti – spiega Vignolo – guardano a porzioni di territorio più ampie. Se sono interessati a qualcosa non è un problema fare anche cinquanta chilometri. Ma ne deve valere la pena. Ci chiedono informazioni ma arrivano già molto preparati. Il passaparola di chi li ha preceduti è un elemento fondamentale».
Cibo trainante
L’enogastronomia del Monferrato è un elemento di forza. Specie nel periodo autunnale. Una stagione dei funghi che ha visto una presenza abbondante come non mai ha lasciato spazio al tartufo bianco. Non ce n’è molto, ma quello che c’è è di ottima qualità. «I nostro piatti – conferma Martelli – hanno tutti una forte identità». E poi c’è il vino: con quello vai sul sicuro. «Siamo nella regione giusta. Ci muoviamo attraverso una scelta ampia. Le bollicine e i bianchi freschi vanno molto. Ma è un luogo comune dire che il rosso non piace più. Il Nebiolo va fortissimo, il Grignolino anche. Basta andare oltre certi limiti mentali. La temperatura di servizio, specie d’estate, è un elemento fondamentale».
«C’è grande curiosità – conferma Frutti – sono molto richiesti. Siamo in grado di fornire una semplicità e una genuinità che in altri paesi non è più possibile trovare».