Uricchio: «La cultura della valutazione dà forza al sistema universitario»
Antonio Felice Uricchio (a sinistra)
Società
29 Dicembre 2025
ore
14:32 Logo Newsguard
L'intervista

Uricchio: «La cultura della valutazione dà forza al sistema universitario»

"Anvur sta valutando nel corrente esercizio oltre 200mila lavori scientifici"

ALESSANDRIA – Antonio Felice Uricchio è uno dei tributaristi più noti del Paese e, con la sua vasta esperienza accademica e gestionale, ha portato all’Anvur-Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ente pubblico vigilato dal Mur) una visione strategica improntata all’innovazione e alla qualità della valutazione del sistema universitario e della ricerca.

Professor Uricchio, Anvur è la massima autorità italiana nella certificazione delle fonti e dei contenuti scientifici. Non è un caso, quindi, che effettui pure formazione e supporto di enti e istituzioni. Una realtà che è orgoglio per l’Italia per l’attività stessa che porta avanti e che la sua presidenza ha ulteriormente arricchito. Quali sono i vostri campi d’azione?

L’Anvur, istituita dalla legge 24 novembre 2006 numero 286, è l’Agenzia pubblica indipendente che svolge funzioni di valutazione esterna della qualità di ricerca, didattica e valorizzazione della conoscenza delle università pubbliche private e telematiche, degli enti di ricerca e delle istituzioni dell’alta formazione artistica, musica e coreutica. Obiettivo fondamentale della valutazione è peraltro il miglioramento qualitativo delle attività svolte in piena coerenza con i principi di responsabilità e di autonomia che ispirano il sistema accademico. L’Agenzia che ho l’onore di presiedere. è anche di recente riconosciuta e accreditata dalle agenzia europee Eqar ed Enqa, oltre che dalla World federation for medical education.

Quanto si è complicato il vostro lavoro in tempi di annunci social e fake news? Quanto è difficile fare riferimento a fonti autentiche e come scovarle?

Le attività dell’Agenzia sono molteplici e complesse. Ciononostante, ha promosso un modello fortemente partecipato coinvolgendo un numero elevato di valutatori, adeguatamente selezionati e formati, e praticando il principio di trasparenza, dando piena conoscenza a criteri e modelli valutativi oltre che agli esiti degli stessi. Nel valutare la ricerca, Anvur sta valutando nel corrente esercizio (Vqr4) oltre 200mila lavori scientifici conferiti secondo criteri qualitativi dalle istituzioni valutate. L’Anvur, inoltre, valuta ogni cinque anni tutte le università secondo un calendario delle visite pubblicato sul nostro sito. Nel nuovo esercizio valutativo, ad oggi sono state svolte 42 visite di accreditamento. Sono disponibili, sempre sul nostro sito, i rapporti delle prime venti visite svolte. Come Agenzia, assicuriamo piena trasparenza ai processi attraverso la pubblicazione di tutti gli atti istruttori delle attività valutazione e dei rapporti approvati, dando massima evidenza ai giudizi espressi (pienamente soddisfacente, soddisfacente, condizionato, non accreditato).

Creare un rapporto diretto con le Università e con chi fa ricerca è obiettivamente un modo per rafforzare l’autorevolezza del nostro Paese. Di conseguenza, accrescere l’importanza e la credibilità dei principali attori della formazione e della ricerca italici significa anche fare il bene del “Sistema Paese” e valorizzare la nostra immagine all’estero?

Assolutamente sì. Ecco perché è importante promuovere la cultura della valutazione, che dà forza al sistema universitario italiano anche nel confronto internazionale. Fondamentale è poi la condivisione dei processi valutativi, che non possono essere percepiti come modelli censori ma come opportunità di crescita e di miglioramento qualitativo.

Lei sarà tra i protagonisti del Premio Acqui Storia, il più importante riconoscimento italiano ed europeo per le opere di storiografia scientifica, divulgativa, romanzo storico e storia per immagini. Fu istituito dal Comune di Acqui Terme per onorare i caduti della Divisione Acqui, massacrati a Cefalonia nel settembre 1943. Quanto è importante la memoria, per chi fa ricerca ma non solo?

Sono particolarmente orgoglioso per esser stato coinvolto nel Premio Acqui Storia anche per onorare i caduti della Divisione Acqui massacrati a Cefalonia. Mi fa piacere ricordare che, quando ero Rettore dell’Università di Bari, avevo fatto restaurare e avevo poi inaugurato il monumento dedicato alle vittime di Cefalonia, consapevole che fare memoria non significa solo ricordare le storie del passato, ma affidarle ai nostri giovani perché superino la dimensione diacronica del tempo, diventando esperienza vivente del presente. Il ricordo quindi non basta, ma alimentato dalla ricerca diventa atto di responsabilità collettiva.

Anvur si è occupata in molti dei suoi documenti anche della nostra Università del Piemonte Orientale. In uno dei Focus più recenti, ad esempio, ne ha elogiato il percorso di Medicina, aprendo però il dibattito sulle scarse prospettive regionali rispetto ad altre parti d’Italia. Secondo lei, in quale direzione occorre lavorare per riuscire a competere a livelli d’eccellenza?

Anvur ha recentemente visitato l’ateneo del Piemonte orientale peraltro guidato con merito dal professor Menico Rizzi, che è stato componente del comitato direttivo dell’Agenzia, delegato anche ai corsi di Medicina e ispiratore del Focus dedicato a questi stessi corsi e alle Scuole di specializzazione medica. Proprio il Focus curato dall’Agenzia offre interessanti spunti per porre a raffronto offerta e domanda di formazione medica, anche in rapporto alle esperienza straniere.

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