Meme
30 Marzo 2022 ore 10:56
Umberto Eco sosteneva che vi fossero degli oggetti, come il cucchiaio, il martello, la ruota, le forbici che, una volta inventati, non possono essere fatti meglio. Per la verità, percorrendo la sua meravigliosa casa-biblioteca lo sosteneva anche dei libri e in effetti, a distanza di tempo, il confronto con tablet ed e-reader è ancora aperto: come dargli torto? Altri oggetti invece, come l'automobile e la bicicletta, sono arrivati a noi dopo un lungo percorso di selezione fra opzioni che, per tecnologia e per design, sono state assai diverse e, anno dopo anno, non smettono mai di cambiare.
Di certo la Rete, intesa come agorà virtuale in cui le persone possono confrontarsi, è uno strumento ancora del tutto da perfezionarsi e, se è vero che in piazza si è sempre assistito ai concerti accanto a chiunque, ma non ci si è mai andati per confrontarsi con chiunque, l’opportunità di migliorare il modo con cui si interagisce con gli altri è chiaro a chiunque frequenti i tanti gruppi “Sei di Alessandria se…” o simili.
Molteplici sono gli atteggiamenti che possono avere luogo di fronte ad un post o ad un commento che ci vede contrari: la reazione litigiosa, la risposta sarcastica, il “non ti curar di loro” (con il risultato che la cosiddetta “spirale del silenzio” rischia di lasciare il campo solo ad opinioni opposte), il tentativo di dialogare. C’è chi pensa che la “carità interpretativa” che nasce dalla disponibilità a capire le ragioni dell’altro e i motivi delle incomprensioni sia uno degli aspetti più carenti nell’attuale dibattito pubblico e in particolare nelle discussioni sui social network, spesso caratterizzate da una profonda polarizzazione delle idee, da conflittualità e aggressività. Richiede pazienza, disponibilità al dialogo, ma anche scelta delle conversazioni a cui dedicare la sufficiente attenzione perché possa facilitare il confronto. Soprattutto richiede talvolta l’umiltà più grande: quella di sapersi ritenere, talvolta, non d’accordo con se stessi.
Uno strumento non sempre adottato all’interno delle organizzazioni o delle aziende è la cosiddetta “social media policy” ovvero un documento che regoli l’uso dei social media da parte delle persone quando ad essere coinvolta è l’azienda stessa. Di seguito se ne propone un esempio nel caso in cui possa rivelarsi utile per chi stia pensando di scriverla per la propria attività.
PREMESSA
Tutti i dipendenti di Azienda sono incoraggiati ad avere un account sui social network e sono invitati a sperimentarli e a utilizzarli per lavoro in quanto parte integrante della vita di tutti i giorni della nostra clientela e dell’innovazione tecnologica più in generale.
Con i social networks come Linkedin, Facebook, Instagram e Twitter, ogni dipendente ha un’opportunità in più per esprimersi professionalmente ed aiutare l’Azienda a farsi conoscere. Tuttavia, poiché le attività di interazione e socializzazione di un collaboratore che rappresenta Azienda sui social network mettono in gioco l’immagine di Azienda stessa, condividiamo alcune linee guida tese a consentire a tutti di utilizzarli al meglio.
LINEE GUIDA.
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