Morte Iannelli: “Le transenne non erano sufficienti”
La Corte sportiva d'appello della Federciclo ha certificato infrazioni e carenze tecnico - organizzative
ROMA – “Le transenne erano inferiori al minimo previsto”. Da pochi minuti la Corte sportiva d’appello della Federazione ciclistica italiana si è pronunciata sul ricordo del Team Hato Green Tea Beer, la squadra di cui faceva parte Giovanni Iannelli, il corridore di Prato deceduto all’ospedale di Alessandria, 48 ore dopo l’incidente all’87° Circuito Molinese, ultima prova del 39° Trofeo Bassa Valle Scrivia per le conseguenze dei gravi danni riportati nella caduta.
La squadra aveva fin da subito impugnato il provvedimento di omologazione dal parte del Giudice sportivo della Federciclo piemontese: da quel momento gli organismi federali di giustizia hanno esaminato il caso e la Corte d’appello, il 15 febbraio, si era riservata di decidere entro 20 giorni, dopo il deposito delle memorie e delle repliche, anche degli organizzatori della gara. Nel comunicato finale la Corte, che si è pronunciata oggi, specifica che “prima delle linea di arrivo erano state collocate non più di 26 transenne sul lato sinistro e non più di 24 su quello destro, e dopo il traguardo 6 a sinistra e 7 a destra“. Da questi accertamenti risulta che “il tratto transennato era di 126 metri, ben inferiore ai 300 previsti dai regolamenti. Questa infrazione – si legge nella nota – è provata, anche se non accertata il giorno della gara e, di conseguenza, non sanzionata in sede di omologazione della gara da parte del Giudice sportivo, che si è pronunciato, e non poteva fare altrimenti, sulla base di atti e documenti in suo possesso”.
Regolare l’ampiezza della sede stradale nella zona di arrivo, ma per la Corte ci sono altre carenze. “Sul lato sinistro della strada, a poca distanza dalla transennatura, ci sono ostacoli, in particolare un palo segnaletico di parcheggio e un pilastro in muratura di sostegno ad un cancello, che interrompono la banchina e la occupano pressoché per l’intera sua ampiezza, e rappresentano un pericolo oggettivo per la sicurezza degli atleti, perché non sono state previste né transennatura, né altre protezioni”.
Nella decisione della Corte si sottolinea anche che “la società organizzatrice non si è conformata alle autorizzazioni amministrative prescitte della Provincia“.
La Cortesportiva d’appello non è competente, però, a pronunciarsi sul sinistro in cui Giovanni Iannelli ha perso la vita. Può solo comminare sanzioni agli organizzatori, complessivamente 430 euro, e trasmettere, come ha fatto, il fascicolo alla Procura Federale per le valutazioni che le sono riservate e per l’eventuale seguito di competenza.