Unità di crisi, disparità di equipaggiamento: Raviolo fa infuriare i sanitari
Gli infermieri del Nursind chiedono più protezioni per la categoria
ALESSANDRIA – L’equipaggiamento del capo dell’Unità di crisi della Regione Piemonte, Mario Raviolo, all’interno dell’Istituto delle suore missionarie di Tortona adottato ieri, giovedì, ha scatenato la polemica del sindacato Nursind sugli “inesistenti” dispositivi di sicurezza cui sono dotati gli infermieri per affrontare la guerra contro il coronavirus. Nessuna protesta, al momento, e nessuna presa di posizione ufficiale, solo il rammarico di trovarsi di fronte alla Sanità che scende in campo con un esercito senza armi adeguate per proteggersi.
“Abbiamo polemizzato per i presidi – interviene Francesco Coppolella, del Sindacato professioni infermieristiche – Il dottor Mario Raviolo è arrivato a Tortona utilizzando i massimi dispositivi che prevede la sicurezza per entrare in un luogo dove ci sono casi sospetti. Anche gli infermieri sono costantemente a contatto con il pericolo di contagio da coronavirus, ma i presidi scarseggiano e non sempre sono adeguati“. A tal proposito pubblica sulla sua pagina Facebook la foto di un infermiere di Torino che si protegge con il sacco dell’immondizia.
Il sindacalista parla a livello generale, ma la situazione può essere estesa anche alla nostra provincia dove sono necessari urgentemente altri kit di protezione.
“Questo, per noi, è il tempo della responsabilità – continua Coppolella – Non possiamo permetterci di protestare, ma siamo in prima linea senza fucili“. Il sindacalista spiega che, nonostante vi sia un contatto con un paziente positivo al virus, non vengono effettuati i tamponi di controllo agli infermieri, se non nel momento in cui si presentano i sintomi.
“Siamo sacrificabili, e questo ci fa arrabbiare – continua – Il nostro lavoro richiede presidi adeguati, dobbiamo lavorare in sicurezza. Anche noi abbiamo una famiglia”.