Novara
Così questa mattina il presidente della Corte d'Assise: «L'udienza è a porte chiuse, dovete uscire»
12 Luglio 2021 ore 16:48
di Beatrice Iato
NOVARA - Un’udienza che è iniziata con turbolenze quella di questa mattina a Novara, per il ritorno in aula del processo Eternit Bis. Il dibattito che ha aperto le danze è stato quello tra alcuni membri di Afeva e, inaspettatamente, il presidente della Corte d’Assise Gianfranco Pezone. Il motivo? Il processo al momento, in rispetto delle norme sanitarie anti-covid, si tiene a porte chiuse e sono poche le persone ammesse in Aula.
Tra questi, tutti i membri di Afeva non sono compresi: solo una persona in rappresentanza di ogni parte civile coinvolta può partecipare. A nulla è servito il discorso di Bruno Pesce, volto storico dell'associazione, che ha preso la parola a nome di tutti: «Siamo pochi e l'aula è vuota. Già che siamo qui presenti, come sempre, fateci rimanere». Pezone è stato irremovibile e ha atteso che si accomodassero fuori.
Gli animi si sono così tranquillizzati, con l'inizio degli interventi da parte dell'accusa in risposta alle eccezioni presentate lo scorso lunedì dalla difesa. Ma solo apparentemente perché, durante l'orazione del Pubblico Ministero Gianfranco Colace, il dibattito si è acceso di nuovo. La questione riguardava i preparati anatomopatologici, su cui la difesa si era impuntata alla precedente udienza lamentando di non averli potuti visionare. A ciò Colace ha risposto sostenendo che sì, gli avvenimenti si erano susseguiti come indicato dal collega Guido Carlo Alleva (che tutela gli interessi di Stephan Schmidheiny), ma il problema in realtà era nato da una mancata richiesta da parte dell'operatore tecnico selezionato dalla difesa. «La difesa pretendeva di asportare il corpo del reato e di portarlo altrove per effettuare delle analisi di laboratorio. Il pm non può autorizzarlo perché non è previsto da nessuna norma che questo possa avvenire. L’iter si è così fermato perché il tecnico non ha fatto ulteriori richieste formali e solo a seguito della visione dei reperti».
A questo punto, però, è intervenuto l'avvocato alla difesa Alleva, sostenendo che «non è vero, abbiamo chiesto che la procura ci comunicasse le modalità con cui il consulente potesse visualizzare e analizzare, non prelevare». Un intervento che è poco piaciuto al pm Colace, il quale ha sottolineato: «Avvocato, in tutti questi anni non mi sono mai permesso di interromperla. Non accetto che lei faccia lo stesso».
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