Settant’anni di architetture in provincia
Le riflessioni di Fiorenza Tento, presidente dell'Ordine degli Architetti della provincia
Martedì alle 17, con la prolusione di Sergio Boidi nel Salone D’Onore dell’Ala del Principe di Palazzo Guasco ad Alessandria, inizia il corso dedicato a settant’anni di architettura nella provincia di Alessandria, organizzato da Italia Nostra con l’Ordine degli Architetti. Pubblichiamo su questa importante iniziativa culturale le riflessioni di Fiorenza Tento, presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia.
L’idea di dover rispondere, in qualità di Presidente dell’Ordine degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori della Provincia di Alessandria circa la creazione di ingegno dei colleghi negli ultimi 70 anni di vita cittadina ha risvegliato in me il desiderio di affrontare questo viaggio con senso di pudore e reverenza verso le importanti emergenze realizzate.
Non nego di aver voluto passeggiare per le vie di Alessandria, attraversando i quartieri per guardare a naso all’insù ciò che normalmente lasciamo scorrere inosservato nel nostro peregrinare quotidiano, per fare ritorno nella nostra casa, Palazzo Guasco.
È lì, luogo in cui l’Ordine si è trasferito aderendo al progetto Pisu per rivitalizzare il quartiere di Borgo Rovereto, che è nato il primo teatro cittadino, simbolo di vitalità culturale e dinamicità verso il futuro che ha contraddistinto questa città nel tempo.
La dinamicità del futuro, la spasmodica necessità dell’aderenza alla contemporaneità, ne ha segnato purtroppo anche il degrado culturale dovuto, unitamente alla chiusura del teatro comunale, alla chiusura di numerosi cinema cittadini, che ne permettevano la vivacità serale.
Alessandria si ritrova a dover fare i conti con il passato. Come nel lontano 1944, quando i bombardamenti colpirono in maniera irreparabile il teatro municipale, e il teatro Marini risultava ormai in stato di degrado irreparabile, ci troviamo nuovamente a vivere in una città che non ha più uno dei laboratori culturali della comunità. La città ha fame di un vuoto che necessariamente va colmato, attraverso una pianificazione strutturata sulla dinamicità e sulla necessità del presente, riprogettando uno spazio che dal proprio interno deve potersi aprire verso i giardini pubblici, alla stazione luogo di arrivo e di partenza e al centro sede del commercio e della socialità cittadina. E’ necessario creare il nuovo luogo di incontro, di scambio che come sempre permette la crescita culturale e personale. L’obiettivo sicuramente ambizioso può essere raggiunto in sinergia riconoscendo alla qualità del progetto una valenza che fino ad oggi ha permesso alla città di essere riconosciuta anche all’estero come una delle capitali del razionalismo italiano grazie all’opera dei Gardella per la fabbrica Borsalino. Proprio nel settore industriale la provincia di Alessandria vanta gli interventi moderni più prestigiosi quali ad esempio il Colorificio Attiva di Vittoriano Viganò a Pozzolo Formigaro, il Centro di Ricerche Chimiche IVI di Gregotti Associati a Quattordio e per la sua rilevanza urbanistica e paesistica il Consorzio Insediamento Orafi a Valenza Po di Testa Associati, Massimo Stanchi e Gianni Negri. Non me ne vogliamo tutti coloro che non ho potuto citare, anche se sicuramente troveremo modo per fare un viaggio nell’architettura contemporanea alessandrina senza dover fare riferimento ai soliti noti. La qualità di una città, la qualità di un territorio non è evidenziata dal singolo che emerge ma dalla visione del globale che nasce dall’integrazione e dalla compenetrazione di ciascuna emergenza.