Sos Canile comunale: «Il Covid ci ha messo in difficoltà»
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Massimiliano Pettino  
14 Agosto 2020
ore
11:49 Logo Newsguard
Acqui Terme

Sos Canile comunale: «Il Covid ci ha messo in difficoltà»

Tante le problematiche: «Servono prodotti igienici, cibo, e conferimenti da privati e dalla grande distribuzione»

ACQUI TERME – Il Canile comunale di Acqui Terme si regge su un fragile equilibrio. Un gruppo di volontari si prende cura delle centinaia di ospiti a quattro zampe occupandosi del sostentamento, delle medicine e delle pratiche per l’affidamento. Tale è l’attaccamento che i lavori della recente ristrutturazione, ad esempio, sono stati pagati dall’associazione grazie ad un lascito di un benefattore. Il Comune paga le bollette e una cooperativa di tipo B (con soggetti disagiati) che si occupa della pulizia.

«Il problema è che oggi mancano anche i prodotti per la pulizia – informa la portavoce Dede PronzatoL’emergenza Covid ha causato una serie di problemi che ci stanno mettendo in difficoltà». L’isolamento anti-contagio ha azzerato i conferimenti, in particolare di pane e alimenti in scadenza forniti da panifici e supermercati. La mobilità ristretta, inoltre, ha impedito le adozioni e ridotto a poche unità i volontari operativi nella struttura.

«Durante l’emergenza siamo stati attivati dalla Protezione civile per prenderci cura degli animali di persone decedute o di quelle costrette in quarantena – racconta Dede – e oggi la situazione non è migliorata. Le famiglie sono in seria difficoltà a causa della crisi economica legata all’emergenza Covid. Ci chiedono di portare in struttura i loro cani perché non hanno risorse per mantenerli». Oggi nel Canile ci sono 106 animali, di tutte le razze e tutte le età, «soprattutto anziani con
patologie – precisa – meno appetibili nelle adozioni». Di cosa avete bisogno? «Prodotti per la pulizia e cibo, conferimenti volontari ma soprattutto dalla grande distribuzione. Abbiamo l’autorizzazione regionale al ritiro degli scaduti, quindi siamo in regola dal punto di vista fiscale. Aiutateci» conclude la Pronzato.

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