Aggredì e rapinò il figlio del colonnello dei carabinieri
Fabrizio Scandone tende la mano al suo aggressore per il quale è stata chiesta la perizia psichiatrica
Fabrizio Scandone tende la mano al suo aggressore per il quale è stata chiesta la perizia psichiatrica
Si è seduto davanti al Gup, Paolo Bargero, pubblico ministero Andrea Zito, perché deve rispondere di rapina aggravata e lesioni. Quando gli è stata concessa la parola ha chiesto scusa: “Mi dispiace per quello che ho fatto”. Il giudice lo invita a voltarsi per chiedere perdono direttamente al ragazzo che ha brutalmente pestato una domenica sera dello scorso settembre ad Alessandria, a pochi passi dal comando provinciale di piazza Vittorio Veneto. L’imputato si volta e ripete quelle poche parole al giovane che, a sua volta, gli porge la mano. La vittima è Fabrizio, 23 anni, figlio del colonnello Enrico Scandone, fino al quel giorno comandante provinciale dei carabinieri di Alessandria (poi trasferito a Roma).
Sotto accusa è Giuseppe Arcidiacono, 20 anni, residente in Alessandria. Questa mattina il giovane è comparso in Tribunale per aver aggredito brutalmente, picchiato e derubato Francesco Scandone. Arcidiacono è in carcere. Il suo legale, avvocato Elisabetta Corbelletti, del foro di Torino, ha chiesto la perizia psichiatrica. Il dottor Gabriele Rocca giurerà il 12 marzo prossimo: dovrà chiarire la capacità di intendere e di volere del 20enne al momento del fatto.
La vittima è assistita dall’avvocato Licia Carla Sardo, del foro di Milano. Nei corridoi del secondo piano del Tribunale, proprio fuori dall’aula ci sono i genitori di Fabrizio, e c’è il testimone, ovvero chi, quella sera, affacciandosi alla finestra e iniziando a gridare per fermare la furia di Arcidiacono,
I fatti si sono verificati in via Marsala, ad Alessandria. Fabrizio Scandone perse conoscenza sotto quella serie di violenti colpi, compreso un calcio in fronte. Riportò varie lesioni e contusioni, oltre alla frattura della mano (non riconosciuta subito al pronto soccorso ad Alessandria, spiega la mamma del ragazzo, ndr). Le ferite di quella sera si fanno sentire ancora oggi.
Un ragazzo coraggioso, Fabrizio. Cinque anni fa, a Palermo, fu raggiunto da cinque coltellate per difendere un amico aggredito a scopo di rapina. Uno dei fendenti lo raggiunse tra la spina dorsale e il polmone. Qualche millimetro più a destra o a sinistra e la storia dell’allora 18enne sarebbe stata scritta in modo diverso. Il ragazzo è stato proposto per un riconoscimento ufficiale: la medaglia al valor civile.