Aou
Marco Ghiglione
Società
Marcello Feola  
22 Gennaio 2024
ore
17:55 Logo Newsguard
La novità

Aou Al, ricostruzione mammaria con un nuovo impianto

Ghiglione (responsabile Chirurgia plastica e ricostruttiva): "Ricostruzione del capezzolo (FixNip) con un impianto ipodermico in silicone solido posizionabile in regione sottocutanea"

ALESSANDRIA – La Chirurgia plastica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Alessandria ha avviato una nuova e innovativa tecnica di ricostruzione mammaria. Che sarà oggetto anche di condivisione con medici e professionisti di altri presidi.

Spesso, dopo una mastectomia, si eseguono interventi di ricostruzione della mammella post oncologica con il ripristino del volume mammario. E, in una seconda fase, la ricostruzione dell’areola e del capezzolo.
Questa ricostruzione viene spesso trascurata. E, fino a poco tempo fa, l’unica metodica era l’allestimento di lembi cutanei utilizzando proprio la cute della regione mammaria. Con risultati non sempre stabili nel tempo e soddisfacenti. Il tutto seguito, a distanza di un mese, dalla dermopigmentazione effettuata da un tatuatore esterno.

La ricostruzione

«Oggi – spiega Marco Ghiglione, responsabile della Chirurgia plastica e ricostruttiva della struttura – abbiamo invece l’opportunità di utilizzare un impianto. Per la ricostruzione del capezzolo (FixNip) con un impianto ipodermico in silicone solido posizionabile in regione sottocutanea nella sede del capezzolo originario».
Un intervento che si esegue in anestesia locale e che assicura tempi di convalescenza brevi e ottimi esiti, soprattutto per la stabilità del risultato.
“Tra i primi ospedali ad eseguire questo tipo di operazione, quelle effettuate hanno riscontrato una grande soddisfazione delle pazienti. Inoltre è stato chiesto al nostro ospedale di essere centro pilota per insegnare questa innovativa tecnica a quei medici che vorranno utilizzare l’impianto FixNip”.
«Ora siamo completamente autonomi nella ricostruzione della mammella, diventando un centro d’eccellenza per l’intero territorio piemontese e non solo. – conclude Ghiglione – Grazie anche alla generosa donazione da parte dell’associazione Bios  di un tatuatore chirurgico per la dermopigmentazione areolare». 
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